Intervenire con la chirurgia bariatrica sugli adolescenti e pre-adolescenti si può e offre ampie garanzie. Prima, però, è necessario considerare gli aspetti nutrizionali, psicologici ed endocrino-metabolici oltre che operatori.
Il ricorso alla chirurgia bariatrica per i soggetti in età evolutiva – pur se con criteri più restrittivi rispetto a quelli dell’adulto – ha ormai solidi fondamenti nella letteratura scientifica: migliora la qualità della vita, evita il prolungamento di trattamenti inefficaci il più delle volte a base di farmaci, offre gli standard di sicurezza ed efficacia degli interventi praticati sui pazienti più maturi. Studi recenti pubblicati su The New England Journal of Medicine, su Pediatrics e una indagine interna dell’ospedale pediatrico americano Children’s Hospital Colorado (Teen-Longitudinal Assessment of Bariatric Surgery Teen-LABS) confermano la tendenza già in atto di sottoporre i più giovani affetti da obesità grave all’intervento chirurgico.
In presenza di condizioni cliniche idonee anche per un ragazzo di età compresa tra i 13 e i 15 anni l’opzione chirurgica dà risultati positivi. Risolvere il problema dell’obesità significa anche ridurre fortemente – se non debellare del tutto – malattie ad essa legate come il diabete di tipo 2, l’ipertensione, l’apnea ostruttiva del sonno, le malattie cardiovascolari e alcuni tipi di tumore, patologie che hanno una forte ripercussione sull’aspettativa di vita.
Eccesso di peso: quanto sono consapevoli i giovani e le loro famiglie?
L’Italia occupa le prime posizioni tra i paesi europei con i valori più elevati di eccesso ponderale nella popolazione in età scolare: un bambino su 5 è in sovrappeso e uno su 10 è obeso. Dall’indagine OKkio alla Salute – il sistema di sorveglianza nazionale coordinato dal Centro nazionale per la Prevenzione delle malattie e Promozione della Salute (CNaPPS) dell’Istituto Superiore di Sanità, di recente designato come centro di riferimento OMS su Obesità infantile – emerge un quadro tutt’altro che confortante in merito ai numeri del fenomeno, alle abitudini scorrette e alla mancata percezione del problema soprattutto da parte dei genitori.
Nel 2019, i bambini in sovrappeso sono il 20,4%, gli obesi il 9,4% e il 2,4% i gravemente obesi; i maschi hanno valori di obesità leggermente superiori alle femmine (maschi obesi 9,9% vs femmine obese 8,8%).
La diffusione di questi disturbi tra la fascia giovanile va monitorata con attenzione perché collegata all’insorgenza di numerose patologie croniche, fonte di complicanze sul versante della salute in generale e che hanno un forte impatto sulla spesa sanitaria: oltre un terzo dei bambini e circa la metà degli adolescenti in sovrappeso conserva queste caratteristiche in età adulta.
Anche in questo caso risulta l’immagine di un’Italia spaccata in due, con le regioni del Mezzogiorno in testa alla classifica in entrambe le categorie, ma l’eccesso di sovrappeso e obesità si riscontra anche in famiglie in condizioni socio-economiche penalizzate.
Alimentazione e attività fisica rivestono un ruolo centrale nell’affrontare la problematica. Occorre intatti lavorare sulle malsane abitudini dei bambini, spesso tollerate ben oltre il limite dai genitori. A iniziare dalla prima colazione, saltata regolarmente dall’8,7% mentre il 35,6% consuma prodotti sbilanciati in termini di proteine e carboidrati. Ciò comporta il manifestarsi di fame a metà mattinata con il 55,2% dei bambini che consuma una merenda abbondante e soddisfa la propria sete con una bevanda gassata e/o zuccherata (25,4%). Anche a tavola non mancano i problemi: il 23,4% consuma poca frutta e verdura e ancor peggio va con i legumi (il 38,4% li mangia meno di una volta alla settimana).
Queste drastiche riduzioni di porzioni sono “compensate” con un eccessivo consumo di snack dolci e salati: quasi un bambino su due (48,3%) mangia merendine dolci più di tre volte a settimana contro il 9,4% che predilige snack salati. A una alimentazione scorretta si aggiunge la scarsa propensione a fare attività fisica: il 20,3% non ha svolto tale attività il giorno prima dell’indagine, il 73,6% non si reca a scuola a piedi o in bicicletta e quasi la metà (43,5%) trascorre più di 2 ore al giorno davanti alla TV, al tablet o al cellulare. Rispetto alle ore di sonno quasi il 15% dorme meno di 9 ore per notte.
Ad accentuare la gravità del problema è la percezione dello stato di salute dei propri figli tra le madri dei bambini in sovrappeso e/o obesi. Il 40,3% delle mamme ritiene che il figlio sia sotto-normo peso, il 59,1 pensa che il proprio figlio svola un’adeguata attività motoria e il 69,9% reputa non eccessiva la quantità di cibo assunta dal bambino.
Controindicazioni in età pediatrica e adolescenziale
La decisione di operare il minore deve essere vagliata e approvata in maniera collegiale da una équipe multidisciplinare formata da dietisti, epatologi, endocrinologi, esperti del metabolismo e psicologi. Le controindicazioni sono comparabili a quelle degli adulti: severi disturbi psichici; dipendenza da alcool e/o droga; ridotta aspettativa di vita; elevato rischio anestesiologico; incapacità a prendersi cura di sé; mancata adesione del paziente a seguire la cura ed attenersi alle indicazioni terapeutiche ricevute. Ogni decisione sull’idoneità all’intervento e al tipo di operazione va considerata caso per caso e richiede un approccio personalizzato.
Quanti chili devo perdere per riscontrare risultati significativi?
Con una riduzione dell’Indice di massa corporeo (BMI) dal 5% al 10% sono già evidenti considerevoli miglioramenti della qualità della vita del paziente. Dai dolori articolari a quelli muscoloscheletrici che affliggono i soggetti obesi fino anche alla regressione del diabete di tipo 2 e del fegato grasso, patologie in grande crescita tra i giovani.
Chi può fare l’intervento?
Trattandosi di un soggetto molto giovane le linee guida fissate dalla Sicob – Società italiana di chirurgia dell’obesità e delle malattie metaboliche – sono più stringenti rispetto a quelle previste per un adulto. Per affrontare un intervento di chirurgia bariatrica è necessario il rispetto di cinque punti essenziali:
1) Indice di Massa Corporea (BMI) maggiore di 35 kg/m2 e presenza di almeno una comorbilità, ovvero di una malattia associata all’obesità: ipertensione arteriosa, diabete mellito (tipo 2), fegato grasso, asma, reflusso gastroesofageo, cardiopatie, malattia di natura osteo-articolare, dislipidemia, apnee ostruttive notturne, neoplasia, infertilità femminile, sindrome dell’ovaio policistico, intertrigine.
2) Aver seguito un percorso nutrizionale e psicologico e preparatorio per almeno sei mesi in un centro specializzato.
3) Aver raggiunto la maturità scheletrica e un’adeguata maturazione sessuale per scongiurare possibili effetti negativi sulla crescita staturale.
4) Idoneità ad aderire a programmi multidisciplinari pre e post operatori, consapevolezza e autonomia decisionale nell’accettare il trattamento e comprensione dei contenuti del consenso informato.
5) Possibilità di accedere a una struttura con supporto pediatrico specialistico.
Quali interventi si possono effettuare?
Si possono eseguire interventi di tipo:
- Restrittivo: bendaggio gastrico regolabile, sleeve gastrectomy, palloncino endogastrico;
- Malassorbitivo: diversione bilio-pancreatica;
- Misti: by-pass gastrico con ansa alla Roux-en-Y o gastrectomia a manica.
Oggi quasi tutte le tipologie di operazione vengono eseguite per via laparoscopica (chirurgia mini-invasiva). Gli interventi più praticati hanno un duplice meccanismo d’azione restrittivo e ormonale, agiscono quindi sulla riduzione della fame e anticipano la sazietà. In particolare, sui soggetti obesi in età evolutiva che non hanno ottenuto benefici o hanno mostrato resistenza ai trattamenti convenzionali fondati su interventi nutrizionali-comportamentali e farmacologici, la chirurgia bariatrica si è rivelata essere una importante opzione terapeutica.
Studi medici hanno evidenziato che alla riduzione del peso si accompagnano il controllo e in numerosi casi la scomparsa delle già citate comorbidità associate all’obesità, in particolare la Nafld – steatosi epatica non alcolica – la più comune forma di malattia epatica cronica dei paesi occidentali, l’Osas – sindrome delle apnee notturne – l’ipertensione arteriosa, il diabete di tipo 2, le dislipidemie, l’aumento di colosterolo e/o trigliceridi o basso livello di colesterolo che concorre allo sviluppo di aterosclerosi.
Dott. Mattia Pizzi:
“Intraprendere un percorso bariatrico, specie se in età adolescenziale o pre-adolescenziale, va considerato caso per caso e richiede sempre un approccio personalizzato e multidisciplinare. La terapia chirurgia deve essere decisa dopo un’ampia informazione/discussione che coinvolga la famiglia e deve essere eseguita solo in Strutture Sanitarie dove siano presenti le competenze necessarie”.
Dott. Mattia Pizzi:
“Intraprendere un percorso bariatrico, specie se in età adolescenziale o pre-adolescenziale, va considerato caso per caso e richiede sempre un approccio personalizzato e multidisciplinare. La terapia chirurgia deve essere decisa dopo un’ampia informazione/discussione che coinvolga la famiglia e deve essere eseguita solo in Strutture Sanitarie dove siano presenti le competenze necessarie”.