Impariamo a distinguere diverticolosi da diverticolite

Cosa sono i diverticoli

diverticoli sono piccole dilatazioni (sporgenze) simili a delle sacche – palloncini – della mucosa e sottomucosa intestinale che si formano a causa dell’aumento della pressione all’interno dell’intestino.

Se il soggetto avverte sintomi lievi – alterazioni delle abitudini intestinali o piccoli dolori nella parte inferiore dell’addome – o addirittura non ha fastidi si parla di diverticolosi, quando invece il quadro clinico denota uno stato infiammatorio o infettivo si è in presenza di una diverticolite.

Si tratta di due situazioni che interessano soprattutto il colon sinistro – parte finale dell’intestino – ma i diverticoli possono riguardare anche l’esofago. La diverticolosi, infine, non è una malattia ma una condizione clinica che può essere presente fin dalla nascita.

Diverticolosi e diverticolite. I diverticoli sono tasche che si sviluppano nella parete del colon. Questi piccoli sacchetti si gonfiano verso l'esterno attraverso punti deboli nella parete del colon.

Sintomi

La diverticolosi generalmente è asintomatica, cioè non presenta disturbi, mentre la diverticolite è accompagnata dall’insorgere di alcuni segnali come dolore e/o gonfiore addominale, nausea, vomito, flatulenza, stitichezza o diarrea, ma anche stanchezza, febbre e dolore al fianco sinistro.

Le cause

Una dieta povera di fibre – ridotto consumo di frutta, verdura, legumi, cereali – e un elevato utilizzo di carne rossa sono una delle cause di questa patologia. Non a caso questa condizione si manifesta in prevalenza nei paesi occidentali, dove si consumano molti alimenti grassi e zuccheri. Una dieta scorretta – carente di fibre e liquidi – facilita la formazione di feci dure e consistenti che obbligano l’intestino a forti contrazioni per espellerle. Tale processo determina un degrado della parete del colon che porta all’insorgenza di diverticoli.

In letteratura è nota anche come “malattia del benessere”. In Europa colpisce in prevalenza la popolazione anziana: ben il 65% dei soggetti con più di 65 anni, mentre nei soggetti tra i 40 e 60 anni si manifesta in genere nel 40% dei casi. Il sesso femminile è più sensibile allo sviluppo di diverticolite: quasi il doppio dei casi rispetto ai maschi. Tra i fattori che predispongono alla sua insorgenza vi sono il sovrappeso e l’obesità.

Evidenze e problemi della diverticolite

L’infiammazione dei diverticoli è all’origine della diverticolite, pertanto è importante giungere tempestivamente a inquadrare la situazione clinica. Le complicanze, infatti, possono condurre a un rapido peggioramento delle condizioni del paziente. Si va dal sanguinamento dei diverticoli all’ostruzione intestinale, alla formazione di ascessi nel peritoneo, che richiede un rapido trattamento – medico o chirurgico ­– per svuotare il contenuto a base di materiale purulento fino alla perforazione del colon che si concretizza nell’invasione delle feci nella cavità addominale.

La contaminazione può provocare una gravissima peritonite che richiede un immediato intervento chirurgico. Altro caso di emergenza che richiede anch’esso l’intervento del chirurgo è l’emorragia, che può richiedere anche immediate trasfusioni di sangue.

Non da ultimo la diverticolite porta anche alla formazione di fistole – collegamento tra l’intestino e altri organi (vescica, vagina) – dove possono passare le feci favorendo il nascere di infezioni come la cistite.

La diagnosi

Un colloquio con il medico è il primo passo per fare luce sul problema. Il dottore vi chiederà della vostra storia medica e quella della vostra famiglia, quali sono i sintomi, l’intensità del dolore, l’eventuale esistenza di problemi allo stomaco, la presenza di malattie cardiache, epatiche e renali. Successivamente si procede con gli esami del sangue, delle urine e delle feci, test di funzionalità epatica e accertamenti radiologici come la TAC dell’addome, elettrocardiogramma per i soggetti di età superiore ai 45 anni o con patologie cardiache ad alto rischio.

Diverticoli e parete del Colon

Quando l’infiammazione si è indebolita oppure è stata già curata si eseguono controlli endoscopici – colonscopia e colon TC (colonscopia virtuale). La colonscopia viene eseguita anche per escludere un tumore del colon e d eventuali coliti. Per le donne in gravidanza è possibile avvalersi della RMI, risonanza magnetica per immagini.

Terapia

Se non si avvertono sintomi la somministrazione di farmaci non è necessaria. È fondamentale rivedere la propria dieta aumentando il consumo di alimenti ricchi di fibre, in particolare frutta e verdura, privilegiando le carni bianche e i cibi integrali.

Se l’infezione è di lieve entità occorre integrare la dieta con cibi probiotici – i cosiddetti batteri buoni presenti nello yogurt e nel latte fermentato – associati ad antinfiammatori con l’aggiunta di antibiotici per combattere i batteri intestinali e migliorare la flora intestinale. Più in generale bisogna evitare le bevande gassate e zuccherate, limitare il consumo di cioccolata, cacao, caffè e spezie piccanti, evitare i fritti e gli insaccati. Bere molta acqua e tisane naturali facilita il processo d’idratazione.

Quando è necessario l’intervento chirurgico

La terapia farmacologica e le correzioni al regime alimentare da sole non bastano il medico valuterà se sia necessario l’intervento chirurgico.

In particolare l’operazione è inevitabile e risolutiva nei seguenti casi:

  • perforazione dell’intestino, ascesso ed emorragia, stenosi (restringimento dell’intestino che determina l’occlusione intestinale o rende difficile il passaggio delle feci),
  • formazione di fistole con altri organi (intestino tenue, vagina, vescica);
  • aumento o persistenza del dolore;
  • ripetuti attacchi di diverticolite severa
  • febbre costante con temperatura superiore ai 38°.

Quali le modalità d’intervento

Sono essenzialmente due le tecniche chirurgiche:

1 – Colectomia laparoscopica

2 – Colectomia aperta

La colectomia consiste nella rimozione di una parte o dell’intero colon – in casi estremi, anche del retto – e precede la ricanalizzazione dell’intestino. La tecnica laparoscopica è quella meno invasiva.

Con l’ausilio di una telecamera si procede all’esplorazione del colon e con appositi strumenti si praticano delle mini incisioni sulla parete addominale per rimuovere il tratto intestinale colpito dai diverticoli (nei casi più gravi, si asporta il tratto di colon sede della malattia o il tumore).

Con la colectomia aperta, invece, si pratica una incisione per accedere nell’addome ed effettuare l’asportazione del segmento del colon con i diverticoli. Le parti vengono separate e successivamente riavvicinate, suturate e attaccate con anastomosi (collegamento dei due organi).

Vantaggi e possibile complicanze

L’approccio laparoscopico presenta una serie di benefici: miglior risultato estetico (la tecnica prevede generalmente 4 fori e una sola incisione), ricovero e periodo di recupero più breve, minor dolore, ridotte complicanze, ripresa più rapida delle funzioni del colon.

Tra i fenomeni avversi si annovera il rischio di infezioni a carico delle vie urinarie (3%) e complicazioni cardiache (1%), anche se le più frequenti – come avviene di prassi in tutti gli eventi chirurgici – risultano essere le infezioni della ferita (12%).

Tempi di recupero

Con un intervento laparoscopico il dolore sarà attenuato con farmaci appropriati e dopo 24 ore si può riprendere a consumare cibo.

Per il primo mese il consumo di fibre e scorie deve essere ridotto, onde ridurre la quantità di feci e frequenti evacuazioni. È importante bere molta acqua.

Nell’arco di un paio di settimane il paziente può tornare a svolgere una vita normale evitando però sforzi intensi e attività faticose.

Dott. Mattia Pizzi:

“Il controllo attento dei pazienti con diverticolosi o diverticolite cronica eviterà che questi possano andare incontro a maggiori complicanze, è dunque importante non sottovalutare i sintomi intraprendere un corretto percorso diagnostico”.

Dott. Mattia Pizzi:

“Il controllo attento dei pazienti con diverticolosi o diverticolite cronica eviterà che questi possano andare incontro a maggiori complicanze, è dunque importante non sottovalutare i sintomi intraprendere un corretto percorso diagnostico”.